Biblioteca Diocesana - Massa

Una marca immortale

La seconda parte delle vite di Plutarco

Nuovamente da M. Lodovico Dominichi tradotte. Con due tavole, l’una delle cose notabili, e l’altra di diuersi nomi antichi e moderni di paesi, città, mari, promontori, venti, fiumi, monti, e luoghi, che in tutta l’opera si contengono.

Con la dichiarazione de i pesi e delle monete, che si usauano da gli antichi

In Vinegia, appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, 1560

Un’impresa editoriale

Per il nostro piccolo viaggio iconografico in una cinquecentina, ovvero in un libro stampato nel XVI secolo, abbiamo scelto questa traduzione in volgare de Le vite di Plutarco a cura di Lodovico Dominici, stampata da Gabriele Giolito de’ Ferrari nel 1560 a Venezia.

Il volume si inserisce pienamente in due “mode” umaniste: il recupero del genere biografico e quello degli autori greci. Furono, nel caso specifico, gli umanisti a recuperare Plutarco dall’oblio medievale. Sembra che Dante ignorasse l’esistenza dello scrittore.

Questa edizione è testimone dello stretto rapporto intercorso tra Ludovico Dominici, erudito, traduttore e letterato piacentino e lo stampatore veneziano Gabriel Giolito de’ Ferrari, per il quale lo scrittore svolse una intensa attività di volgarizzatore, correttore e curatore di testi.

Una situazione non infrequente questa, in cui i letterati si legavano a tipografi in qualità di redattori, traduttori e antologisti, in una forma che oggi ricorderebbe l’editor, il revisore e altri ruoli di una moderna casa editrice; d’altra parte Gabriele Giolito rientra nella categoria dei tipografi editori che possedevano un torchio e prendevano parte al finanziamento della maggior parte delle loro attività di stampa.

Collaboratori esperti ed assunti dalle tipografie quali il Dominici contribuirono a promuovere il passaggio da ciò che Petrucci ha chiamato il “libro d’autore”, sviluppatosi nel tardo medioevo, al “libro d’editore” o “libro editoriale” , tipico del XVI secolo, che spesso conteneva una gran quantità di materiale extratestuale realizzato da persone diverse dell’autore.

È questo il caso del nostro volume, che oltre alla traduzione delle Vite, accoglie, annunciati dal frontespizio, “due tavole, l’una delle cose notabili, l’altra di diversi nomi antichi e moderni […]; con la dichiarazione de i pesi e delle monete che si usavano dagli antichi”

La marca tipografica e i Giolito de’ Ferrari

La marca tipografica, il contrassegno che identifica l’officina produttrice, il tipografo, lo stampatore, è in questo volume imponente, quasi quanto l’intero frontespizio. Una voluta presentazione scenografica, che aveva come compito lo scopo di sortire un effetto di meraviglia e colpire la fantasia e l’intelletto: una convincente illustrazione pubblicitaria, degna di un impresa quale quella della famiglia Giolito de’ Ferrari, veri imprenditori del libro; e si consideri, per comprendere quale fosse l’impatto visivo, che nel XVI secolo i volumi venivano esposti e venduti senza legatura, dunque maggiore l’allure per il cliente se il frontespizio e/o la marca fossero stati attraenti e curiosi.

La celebre marca tipografica dei Giolito, stampatori editori per più generazioni dal 1483-1606 tra Piemonte, Lombardia e Veneto, ha come protagonista una fenice che risorge dalle sue ceneri, fuoriuscendo dalle fiamme sprigionate da un’anfora o da una sfera alata.

Rientra, questo tipo di soggetto, nella tipologia di marche tipografiche che vogliono esaltare sentimenti di immortalità e gloria.

Non solo la figura emblematica ma anche i motti richiamano alla rinascita e all’eternità: De la mia morte eterna vita i(o) vivo e Semper eadem. Dalla mia morte, dunque, rinasce la mia stessa vita eterna, enuncia il primo motto, e sempre la stessa (vita ricomincia) ribadisce il secondo, come un auspicio di infinitezza. Il chiaro rimando alla religiosità cristiana e alla resurrezione di Cristo assicura un velo di protezione divina all’attività del tipografo, le cui iniziali (GGF) campeggiano sull’anfora, ma allo stesso tempo ne rafforza l’alone di affidabilità e garanzia commerciale.

Le sfingi, i putti e la leggiadra ma maestosa architettura floreale impreziosiscono e fissano, a mo’ di manifesto, le immagini nella mente del lettore.

Il colophon

La versione “light” della marca tipografica chiude il volume in luogo del colophon, ovvero della formula ultima dei primi volumi a stampa che inizialmente sostituiva il frontespizio, indicando generalmente, il nome dello stampatore, il luogo e la data di stampa e, spesso, altre notizie inerenti alla pubblicazione del libro.

Tramite l’ennesima variante della fenice e il motto Semper eadem, la marca chiude con grande eleganza e impatto promozionale l’opera.

Curiosità

La nota di possesso sul frontespizio è quella di mons. Francesco Maria Zoppi, il primo vescovo della Diocesi di Massa, nata nel 1822 dallo smembramento della Diocesi di Luni-Sarzana. Fu mons. Zoppi a istituire il Seminario Vescovile e con esso la Biblioteca del Seminario, oggi Biblioteca Diocesana dei Santi Ambrogio e Carlo. Gran parte del prestigio del  ricco fondo antico è dovuto proprio alla sua raccolta personale, oltre mille volumi editi dal XVI al XIX secolo.

Per i più piccoli

La Fenice… che razza di uccello è questo?

Ti sembra un’aquila o un info_opera uccello predatore? La verità è che nessuno lo sa cosa sia la Fenice, ma tutti ne hanno sempre parlato, a Oriente e a Occidente, fin dai tempi più antichi. Un incredibile animale mitologico che, dicono, ogni 500 anni prepara un nido con spezie ed erbe aromatiche, poi muore bruciando (vedi il fuoco?) sbattendo le ali e cantando a gran voce verso il sole (lassù, che esce dalla miniatura!). Quando però il fuoco si spegne, la Fenice, come per magia, rinasce, forte e bella come prima. Ecco perché per tutti i popoli è simbolo di risurrezione ed eternità, ed anche per lo stampatore Gabriele Giolito de Ferrari, che ha usato la Fenice come simbolo sui suoi libri e avrebbe voluto essere immortale come lei. Ma forse un po’ ci è riuscito!!!

(Immagine: dal Bestiario di Aberdeen, MS 24, Biblioteca dell’Università di Aberdeen, Scozia)