Museo Diocesano - Massa

Madonna con Bambino

titolo:

Madonna con Bambino

autore:

Michelozzo (Michele di Bartolomeo Michelozzi)

datazione:

1428

Materia e tecnica:

Marmo bianco scolpito e dipinto

provenienza:

dalla chiesa di San Prospero, Monzone

Iscrizione:

M.CCCC.XX8. OPERA. S[AN]C[T]I. PR/OSPERI. FECIT (sul piedistallo dell’altare)

L’artista

Michelozzo (1396 – 1472), architetto e scultore fiorentino, svolse un ruolo importante nel passaggio fra lo stile gotico e il nuovo linguaggio pienamente rinascimentale. Si formò presso la bottega di un orafo, collaborò precocemente con Lorenzo Ghiberti e poi con Donatello, inoltre nelle sue architetture si risente molto l’influsso di Brunelleschi. L’artista si espresse, dunque, in uno stile di compromesso giocato su un uso sobrio delle geometrie e delle decorazioni. Al suo linguaggio si ispirarono poi i maggiori architetti rinascimentali toscani.

L’opera

La scultura, di poco più di un metro di altezza, mostra la Vergine che con un abbraccio materno tiene stretto al petto il Bambino. La testa di Maria è di ispirazione classica, sia nel profilo “greco” che nell’acconciatura, la sua inclinazione poi le dona un’espressione malinconica. L’articolazione un po’ spigolosa delle braccia e delle mani e soprattutto il panneggio segnato da pieghe profonde, la avvicinano allo stile di Donatello. Il Bimbo incrocia le braccia al petto e si stringe alla madre, in un gesto di tenerezza e intimità; entrambi guardano avanti, con espressione intensa.

La storia

La scultura proviene dalla chiesa parrocchiale di Monzone alto: l’edificio svetta all’interno del borgo, che sorge arroccato su uno sperone roccioso proteso sulla stretta valle del Lucido. La qualità artistica dell’opera è stata riconosciuta solo nel 1998 da Caterina Rapetti e l’attribuzione a Michelozzo si deve poi a Laura Cavazzini e Aldo Galli, che hanno rivisto nella posa e nel modellato stringenti affinità con le cariatidi che sorreggono il sarcofago Brancacci nella chiesa di Sant’Angelo a Napoli, realizzato a Pisa insieme a Donatello. L’opera porta incisa, sulla base originale, la data del 1428 e risale, dunque, al periodo in cui Michelozzo era impegnato nella realizzazione del sepolcro Brancacci. I contatti con la comunità di Monzone possono essere avvenuti durante un sopralluogo dell’artista sulla Alpi apuane alla ricerca del marmo necessario per il suo lavoro.

Curiosità

L’opera è stata trasportata al Museo diocesano a seguito del terremoto che ha colpito il territorio nel giugno 2013 e ha danneggiato la chiesa. Una volta in museo, è stato possibile osservarla più da vicino: mostra uno stato generale di leggera abrasione, particolarmente sulle chiome della Madonna, che hanno perduto i contrasti chiaroscurali, sulle mani e sui piedi, oggi sottili e levigati. Questa condizione si deve forse a una pulitura aggressiva che ha rimosso l’originale cromia, di cui si conservano soltanto poche tracce, visibili soprattutto sul retro del manto della Vergine.

Galleria

Per i più piccoli

Come è bello il marmo! È una pietra bianca come un fiocco di neve…

Le candide figure di marmo sono così belle che non facciamo caso al fatto che i loro visi non sono rosa, le labbra non sono rosse, gli occhi che ci guardano non hanno colore, gli abiti non sono colorati… Ma non è sempre stato così!

Sin dall’antichità le statue venivano dipinte con colori vivaci e il bianco del marmo scompariva.

Anche la Madonna con Bambino in origine era dipinta e, nonostante sia stata pulita, si possono vedere ancora delle piccole tracce di colore blu sul mantello di Maria. Gira intorno alla statue e osservala bene, sicuramente le scoverai!